Nel 1920 Giuseppe Grisafi,
mio nonno, tornato dalla Grande Guerra, cominciò l’attività di
viticoltore, coltivando un appezzamento di terreno in località
”Femmina morta”, situato tra i comuni di Cirò Marina e Melissa.
Qui sorse anche la prima
cantina dove s’iniziò a produrre il vino Grisafi.
Il suo “segreto”
consisteva nel miscelare uve provenienti da appezzamenti differenti,
in particolare soleva unire alle uve raccolte a “Femmina morta”,
quelle raccolte a “Tafanè”, altra località che sorgeva nei pressi del
comune di Cirò Superiore.
La vendemmia si articolava
in due momenti: nella prima settimana d’ottobre veniva raccolta l’uva
matura lasciando i grappoli ancora acerbi per la ”seconda vendemmia”
che avveniva qualche settimana dopo.
Dopo la lavorazione delle
uve, il mosto veniva trasportato a Cirò Superiore con una catena di
muli carichi di barili; lì veniva lasciato maturare in grandi botti di
rovere e infine veniva venduto in tutta la fascia ionica.
La spedizione avveniva in
botti da due quintali trasportate su treni merci.
Il vino non risentiva
affatto di tutti i vari spostamenti cui era sottoposto, conservando la
sua qualità, grazie alla particolare lavorazione e alla peculiarità
delle uve utilizzate.
Da mio nonno la tradizione
di famiglia cedette il passo a mio padre che ha continuato con le
cantine di Cirò e Crotone.
Oggi, con mio figlio, cerco di recuperare e tenere viva questa
tradizione, continuando con passione a produrre vino secondo le stesse
regole di lavorazione da ottant’anni ad oggi rimaste immutate.
Giuseppe Grisafi |